Isola Jazz, musica libera.

Uno spazio “altro” per ospitare la musica jazz e la musica libera, che va a toccare tante discipline e forme d’arte e suoni.
Egberto Gismonti è un’icona di questa tradizione, che esprime pienamente il senso della musica libera e improvvisata.

È questa la prima isola che incontriamo nel nostro arcipelago musicale e che si connota come un omaggio alla musica libera: l’Isola Jazz.

La Catapulta, lo scrigno prezioso del Festival, diventa il luogo perfetto per l’incontro tra musica e architettura. La musica all’aperto si diffonde nell’aria, si confonde con i suoni, gli odori e i colori della natura e il palco acustico amplifica la magia di questa fusione.
Per valorizzare i luoghi fuori dalla tradizionale sala da concerto, quest’anno ritroviamo il nostro palco acustico sul Lungolago La Palazzola di Stresa per tre concerti jazz: in veste di polistrumentista il primo artista è Egberto Gismonti, seguirà il trio del verbanese Simone Locarni e infine Florian Weber in duo con Luigi Grasso.

Egberto Gismonti nasce a Carmo (stato di Rio de Janeiro) nel 1947 da una famiglia di musicisti. Dopo aver studiato inizialmente il pianoforte, intraprende da adolescente la chitarra. Ha continuato a studiare composizione, orchestrazione e analisi a Parigi con l’allievo di Webern, Jean Barraqué, e la leggendaria Nadia Boulanger. Nel suo ultimo giorno da studente di Boulanger, lei gli disse di “essere un po’ irresponsabile nella [sua] musica, fidarsi e infrangere le regole”.

Gismonti è un’icona di questa tradizione che esprime a pieno il senso della musica libera e improvvisata, dell’espressione di varie forme sonore. Qui lo troviamo infatti in veste di polistrumentista: chitarra, pianoforte, flauto e voce sono gli strumenti che lo accompagneranno in questo live imperdibile.
Virtuoso sia della chitarra sia del pianoforte, Gismonti ha creato un corpus di opere che si collocano al crocevia tra la tradizione popolare del suo nativo Brasile e il mondo della musica classica, in un modo che riecheggia il suo predecessore Heitor Villa-Lobos. È un abile improvvisatore e la sua tecnica sfolgorante è capace di evocare una tavolozza di colori quasi orchestrale.
Il Cambridge Companion to the Guitar ha elogiato il suo storico debutto con la ECM, Dança das Cabeças (1977) – una collaborazione con il percussionista Nana Vasconcelos – per la sua “grezza intensità di trame e stili [che] rivela un mondo musicale indigeno brasiliano piuttosto diverso e più vario di quanto si potrebbe dedurre dalle interpretazioni popolari di samba e bossa”. E infatti una tappa fondamentale nel suo sviluppo è stato l’incontro con le popolazioni indigene della foresta amazzonica e la loro musica: le sue ricerche e gli incontri umani hanno cambiato la sua visione delle possibilità espressive del linguaggio musicale e continuano a fecondare il suo lavoro fino ad oggi.
Oltre al suo lavoro con Vasconcelos, altre collaborazioni chiave per la ECM includono il lavoro in trio con Jan Garbarek (sassofono) e Charlie Haden (c. basso), che ha prodotto tre album, Magico, Folk Songs e Magico: Carta de Amor.
Il sottotitolo di Sertoes Veredas dalla sua uscita Saudaçöes del 2009 potrebbe quasi rappresentare un motto per tutta la sua opera: “omaggio al meticciato”. Questo brano fornisce alcune indicazioni sui linguaggi musicali che Gismonti ha fatto propri, facendo riferimento a Villa-Lobos, Stravinskij, Bach, alle danze rituali degli indiani Xingu e altro ancora.
Gismonti è una figura di riferimento per la musica internazionale che coglie lo spirito della modernità che lega le radici più profonde dello straordinario folklore brasiliano ad un linguaggio che si identifica per la sua trasversalità fra generi, scrittura e improvvisazione.

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